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30-9-2015


Mura di cemento, tetti di amianto e un freddo pavimento.
La luce del sole è sostituita da due lunghe file luminose ed il vento fa uno strano ed assordante rumore.
Per chiacchierare un po’ con qualche compagno di prigionia devo gridare.
Qui dentro tutti ci lamentiamo per qualcosa.
Ci lamentiamo gridando nella speranza che qualcuno ascolti.
C’è chi si lamenta perché ha il becco tagliato troppo corto
e non riesce quindi a mangiare bene.
Qualcuno si lamenta perché gli manca qualche dito,
mozzato quando ci hanno tagliato le unghie,
e non riesce a mantenere l’equilibrio sul pavimento scivoloso.
Altri si lamentano perché c’è poco spazio
e con il continuo strusciare l’uno all’altro
gli ha rovinato le piume.
Restiamo qui passando giorni e notti artificiali,
a volte un lungo ed interminabile unico giorno
chiedendoci cosa ci sia fuori.
Qualcosa deve pur esserci.
Sentiamo rumori e suoni quindi per forza deve esserci.
E ci chiediamo se mai riusciremo a vederlo.
Intanto ci inventiamo storie,
facciamo ipotesi e scommesse,
immaginiamo e condividiamo queste immagini.
Sempre gridando.
E quando si aprono finalmente le porte,
invece della luce vera del sole,
vediamo le luci ancora finte di un camion.
Uno ad uno veniamo caricati, pressati, pigiati ed ammassati.
Non abbiamo nemmeno il tempo
di dare un’occhiata a cosa abbiamo intorno…
siamo nati qui dentro o portati qui
quando eravamo molto piccoli
quindi non ne sappiamo nulla del fuori.
Ci portano a fare un viaggio.
Nel mentre sorge il sole e finalmente,
pallidi ed accecati,
riusciamo a sentirne il calore.
Ma è così breve.
In un attimo si spengono tutte le luci.


LE GRIDA STRAZIANTI CHE NESSUNO ASCOLTA, DOVREBBERO FAR SECCARE IN GOLA LE PAROLE E FARE ALZARE LE FOLLE.

30 agosto 2015